16 settembre 2010

C'era una volta il made in Italy

Che a Prato ci sono tanti cinesi me ne ero accorto, ma che abbiamo la più alta concentrazione d'europa non lo sapevo!
Adesso lo sanno anche in America, c'è un articolo in prima pagina del New York Times.

L'inchiesta prosegue poi con la messa in evidenza della scarsa legalità di queste imprese; "gli operai cinesi che lavorano 24 ore su 24 nelle 3.200 aziende, fabbricano vestiti, scarpe e accessori di fascia bassa, spesso con materiali importati dalla Cina, per venderli a metà prezzo a negozi di fascia bassa nel mondo intero". La causa scatenante, secondo il Nyt, del fallimento del Made in Italy è stata la debolezza mostrata dalle istituzioni in Italia e la tolleranza nei confronti della creazione di tali sistemi. «L'Italia ha consentito ai cinesi di offuscare la linea di demarcazione tra "Made in China" e "Made in Italy", minando il prestigio e la commercializzazione esclusiva di beni di fascia alta».


Ho seguito un blitz a Prato personalmente, dove hanno trovato nove cinesi che dormivano dietro un paravento in un magazzino, sequestrato il magazzino la stessa notte, i cinesi, hanno tagliato il lucchetto e sono entrati per portare via le macchine.






Muniti di telecamera ad ogni portone, si chiudono all'interno non facendo entrare nessuno che non abbia gli occhi a mandorla, e poi dicono che i razzisti siamo noi.

2 commenti:

semola ha detto...

Discorso lungo ... premesso che non parteggio x alcun partito.
Io sono per l'integrazione. Penso che chi entra debba rispettarne le leggi e perchè no, anche le tradizioni e senza rinnegare le proprie, far proprie anche quelle del paese di cui vuol essere parte. Da noi un'errata concezione sinistroide finto buonista (ma x i voti anche di destra) ribalta il ragionamento, senza che (da un lato o dall'altro, si risolva il problema. E' chi accoglie che deve cambiare.
Mettiamo un bel campo rom davanti all'abitazione di chi la pensa così???

Harlock ha detto...

...condivido in pieno!

anche se il cinese non è un immigrato come gli altri. Fa parte di un organizzazione più complessa che deve riuscire ad immettersi nel mercato in modo prorompente e dominante.