01 dicembre 2013

Come costruire un sublimatore.

Un tempo le api vivevano su questo pianeta libere e leggere come l'aria, forse ancora oggi c'è un posto dove possono vivere ancora così, magari per l'apis cerana non è cambiato niente.

La Varroa è un acaro parassita delle api proveniente dal sudest asiatico dove vive proprio l'Apis cerana. L'ape asiatica, in millenni di convivenza con l'acaro, riesce a difendersi da sola.

In Italia la Varroa è arrivata nei primi anni ottanta, da allora la vita delle api e degli apicoltori è cambiata, la nostra ape italiana (Apis millifica ligustica) non sa difendersi dalla Varroa, non ha ancora sviluppato gli strumenti giusti come la cerana, così da ape libera e leggera è diventata martoriata dalla Varroa e indebolendosi è diventata  vulnerabile a virus, batteri e funghi.

Così ci troviamo a combattere con questi acari nella speranza che madre natura, un giorno, riequilibri tutto rendendo anche la nostra ligustica resistente alla Varroa. Per adesso l'unico modo per tenerle in vita è mantenere il numero di acari sotto controllo, e magari sarebbe auspicabile riuscire a separare e selezionare i ceppi più resistenti per poter un giorno dire -abbiamo sconfitto la Varroa-, questo è reso molto difficile dalle istituzioni che obbligano gli apicoltori ad effettuare due trattamenti annui sui nostri alveari.

L'acido ossalico si è rivelato il rimedio relativamente più efficace. Relativamente perché ancora oggi non esiste niente di risolutivo, così le lobby della farmaceutica dopo averlo proibito lo hanno reimmesso nel mercato sotto forma di medicinale autorizzato per ricavarne denaro.

Adesso abbiamo l'Apibioxal (nome del prodotto a base di acido ossalico) come arma "relativamente" efficace contro la Varroa, la posologia di somministrazione prevede due metodi di somministrazione: diluito con acqua distillata e poi gocciolato sui telaini pieni di api, oppure sublimato con un sublimatore. In realtà si può utilizzare anche nebulizzato direttamente sulle api, con concentrazioni più basse del gocciolato.
L'Apibioxal e formulati a base di Timolo sono gli unici rimedi consentiti dal Biologico.
Si dice che le stesse api non devono avere più di un trattamento con il gocciolato, mentre con il sublimato si può ripetere più volte senza che le api soffrono particolari conseguenze.

Riprendendo lo stile di questo blog, di seguito illustrerò come un autarchico come me si è costruito un sublimatore.



.La prima cosa da fare è procurarsi i materiali:

-resistenza a fascia 40x40
-termostato con sonda che arrivi almeno a 220 gradi
-rubinetto a sfera m-f, misura un pollice
-manicotto da saldare, misura un pollice
-interruttore acceso-spento bipolare
-spia a led
-scatola elettrica 10x10
-supporto a elle, o come volete
-manico
-rondella di teflon
-tubo di rame in caso si voglia utilizzare in sublimatore anteriormente, altrimenti va bene anche di ferro, diametro 8mm, lunghezza variabile!

La prima cosa da fare è recarsi da un tornitore dove ci facciamo fare la caldaia: partendo da un cilindro di ferro pieno di diametro 40mm, per la lunghezza 55mm. Si fora, per creare la camera interna, con una punta di diametro 32  per la lunghezza di 45mm, lasciando il fondo pieno di 10mm. Nel fondo verrà praticato un foro trasversale per l'inserimento della soda del termostato. Subito sopra, distanza dal fondo 40mm, verrà praticato un foro di 8mm per l'inserimento della canna di uscita del sublimato.
Il manicotto che avete acquistato antecedentemente, in genere ha un'altezza di 40mm, verrà tagliato a 20mm, poi saldato nella parte superiore della caldaia, che servirà come abbocco per il rubinetto.



Nel fondo verranno praticati due fori di diametro 5mm e filettati per poter avvitare il sublimatore al telaio.
P.S. attenzione a non sforare nella caldaia!



Per telaio ho utilizzato una mensola che si usa come supporto per le canaline da elettricista, ho messo una rondella spacciata per teflon come cuscinetto isolante dalla caldaia. Dopo le prime accensioni ho constatato che il cuscinetto si scioglieva, cosi l'ho sostituito con uno di legno.



Adesso siamo all'impianto elettrico: prendere la scatola e fissarla al telaio, praticare i fori per i fili della resistenza, per quello del termostato, per l'entrata della corrente e per una spia che indicherà il raggiungimento della temperatura necessaria per la sublimazione. Nel coperchio della scatola verrà fissato il termostato.
La temperatura di sublimazione dell'ossalico va dai 150 ai 200 gradi, generalmente si tiene sui 180 gradi. Per la taratura della posizione del termostato è consigliabile una misurazione supplementare con un termometro professionale.



Questo apparecchio è ancora in via di sperimentazione, non deve essere preso tutto alla lettera, sono solo un dilettante che vuole condividere delle idee, probabilmente sarà modificato in alcune sue parti.

P.S. Per la resistenza chiedere informazioni alla ditta Rotfil di Torino. La resistenza è una piromax 40x40, v 220-230, watt 225.

ATTENZIONE:
Per l'uso utilizzare tutte le precauzioni possibili: abbigliamento adatto, guanti, MASCHERA INTEGRALE con filtri idonei per acidi organici.