17 luglio 2007

Grazie Letizia

Bello partire dalla definizione di "felicità"!
Cosa sia la felicità non lo so, però mi sento sicura di affermare che sia direttamente proporzionale alla libertà.
Non so nemmeno cosa sia di preciso la libertà, ma mi sento di affermare che sia INVERSAMENTE proporzionale al consumismo.
E il consumismo mi pare direttamente proporzionale alla crescita economica.
Allora la crescita economica è inversamente proporzionale alla felicità? Mah..
La crescita economica è il motore del mondo (occidentale?) e consiste in un gruppo più o meno vasto di persone che si arricchiscono vendendoci dei bidoni che noi siamo portati a considerare indispensabili per essere felici.
Questo meccanismo NON può non essere intriso di spreco energetico, perchè ovunque qualcuno si appaghi prevalentemente attraverso l'acquisto di oggetti inutili (inutili alla propria felicità e al proprio benessere), lì si sciala di energia. E' l'inutilità stessa che, quando si traduce in qualcosa di materiale, si porta dietro una quantità di energia sprecata. 20 Euro hanno l'impatto ambientale minimo della realizzazione della banconota, ma ciò che posso comprarvi può avere un impatto molto più grande….ed essere un oggetto fondamentalmente inutile, il più delle volte progettato per rompersi in breve tempo.
Ma allora se sono ecosensibile sono anche felice? Sicuramente se sono felice è più probabile che diventi ecosensibile.

Comunque, come "contorno" a questo motore ci sono quelli che ricercano, che studiano, che producono il sostentamento essenziale, che pensano,… che fanno ridere, che raccontano storie, che si impegnano (anche i blogghisti :) ). Però parliamo comunque di un "contorno". Spesso connesso ai meccanismi del vero motore del sistema essendo un contorno per forza di cose remunerato ( dove la definizione vera di "remunerato" in questo sistema è : "tale che qualcuno ne permetta l'esistenza se e solo se vi sia un ritorno economico"), ma pur sempre un contorno. Molti in buona fede lo scambiano per il motore del mondo e, di conseguenza, vedono la crescita economica come un sinonimo di progresso.

E i politici? Se volessero davvero la felicità e il benessere degli altri cittadini, no, non avrebbero paura della decrescita. Anzi, cercherebbero di realizzarla. Invece ne sono proprio terrorizzati, perchè la decrescita smonta, debilita, distrugge, mina alle fondamenta quel sistema che genera quei "pochi" che fanno girare il mondo nel modo di cui sopra e che investono parte delle loro ricchezze in potere, cioè sostenendo i politici stessi.
DOVE più, DOVE meno, funziona ovunque così.

Ma, volendo quantificare quel "dove", alla fine viene fuori che la Democrazia con la "D" maiuscola è direttamente proporzionale alla decrescita? Si.
E dall'istante in cui manifesti quest'ultimo pensiero sarai per tutti un comunista.
Tranne che per i comunisti che, contando loro un'emerita mazza, la decrescita la odiano. Perchè se si realizzasse, loro sarebbero inutili.

E la morale? Eccola: reminescenze di analisi + un caffè di troppo in un pomeriggio d'estate ti faranno produrre quella quantità di ovvietà sufficiente a rimetterti in crisi la prossima volta che dovrai votare.



12 luglio 2007

DIFENDIAMOCI


I cinghiali sono animali molto riproduttivi; in un ecosistema naturale ormai irrimediabilmente compromesso, il loro ruolo è di nutrirsi principalmente di vegetali per poi diventare preda di altri animali carnivori come il lupo, ma anche dell'uomo che è cacciatore dalla preistoria.
Il povero contadino che vive e coltiva nei nostri Appennini, nei posti più impervi dove è molto difficile recintare ma anche nei castagneti dove il gioco non vale la candela, vede svanire ogni tentativo di successo per il misero raccolto. Ma non solo: la legge tutela i cacciatori di città che in branchi come fanno i lupi ma molto più distruttivi e rumorosi, con le loro geep e i loro fucili, si appropriano di questo frutto del bosco ben ingrassato dal lavoro del contadino.
A mio avviso il contadino avrebbe tutto il diritto di cacciare nel suo territorio e se la caccia non è un diritto, meno che mai deve esserlo per chi viene da fuori.